Dagli ultimi 10-15 anni si guarda all’adolescenza e alla prima età adulta con un rinnovato interesse. Non più età di per sé rischiose (intorno alla prima permane – tuttora – un’aura di mistero e di incomprensibilità), bensì, più in concreto, come fasi della vita in cui, secondo gli studi epidemiologici, insorgerebbe la maggior parte dei disturbi mentali. Si stima infatti che fino al 75% delle patologie mentali si presenti proprio entro i primi 24 anni di vita (Kessler, 2005). Ciò vale per i disturbi d’ansia, depressivi, di personalità, di abuso di sostanze e le psicosi.

I Disturbi Psicotici, che nsigns2pngella loro forma cronicaprendono il nome di Schizofrenia, esordiscono mediamente tra i 16 e i 30 anni, con i maschi colpiti più precocemente delle femmine, e interessano all’incirca 2-3 nuovi casi su 10.000 giovani ogni anno, con una prevalenza totale di 7-8 individui su 1000. L’esordio della psicosi (che coincide, di solito, con il manifestarsi e lo strutturarsi di sintomi quali deliri e allucinazioni) non avviene come un “fulmine a ciel sereno”, ma generalmente con modalità lenta e insidiosa. Tuttavia gli studiosi del settore ne hanno identificate alcune fasi ben precise. Prima troviamo una fase di malessere aspecifico, in cui il giovane prova ansia, irritabilità, tensione emotiva, difficoltà nell’attenzione e cambiamenti rilevanti nelle abitudini di vita (sonno e alimentazione). Successivamente si arriva a un periodo di sintomatologia negativa, così chiamata perché caratterizzata da ritiro sociale, perdita di interessi, idee bizzarre e progressivo sgretolamento (o di mancato consolidamento) del ruolo sociale del soggetto, estraniato dal mondo della scuola, del lavoro e del gruppo dei pari. Infine compare la cosiddetta sintomatologia positiva, ovvero dei sopracitati disturbi della percezione e del pensiero (allucinazioni e deliri).

Il fatto che la gli-teen-boy-620-cpisenesi della psicosi si verifichi in un periodo di vita “delicato”, quale il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, normalmente pieno di segnali di malessere e disagio (e caratterizzato anche da pensiero bizzarro), costituisce un problema assolutamente rilevante per il riconoscimento precoce della stessa patologia da parte dei famigliari e degli operatori. Poiché gli esiti migliori, in termini di remissione dei sintomi e di recupero del ruolo, riguardano appunto quei casi tempestivamente identificati e trattati, l’obiettivo della serata è stato proprio quello di capire come distinguere il normale disagio giovanile dallo sviluppo di un disturbo mentale grave.

Nello specifico, si è visto come gli operatori, oltre all’osservazione clinica e alla ricostruzione della storia di vita familiare e del paziente, possano basarsi anche su strumenti più oggettivi, in grado di orientare le loro scelte diagnostiche e terapeutiche. Uno di questi strumenti di screening è la Early Recognition Inventory for the retrospective assessment of the Onset of Schizophrenia checklist, ERI-Raos (standardizzata in italiano dal Centro per l’Individuazione e l’Intervento Precoce nelle Psicosi, Programma 2000, Ospedale Ca’Granda, Niguarda) ed è in grado di misurare con una certa precisione il disagio giovanile – come si trattasse di un termometro per la temperatura corporea. Si tratta di una breve intervista, della durata di circa 15-20 minuti, e ha la finalità di comprendere se tale sofferenza possa costituire il rischio di un malessere più grave. Ad esempio, l’attestazione di una familiarità per disturbi psichiatrici e la presenza di più sintomi aspecifici (di cui si è parlato sopra) negli ultimi 6 mesi, possono rappresentare un campanello d’allarme per una presa in carico specialistica.

Per concludere, in presenza di un disagio giovanile non dobbiamo commettere l’errore di pensare a un disturbo mentale in statu nascendi (specie se si tratta di un singolo disagio che dura da poche settimane); tuttavia conoscere quali sono le manifestazioni di condizioni più serie può sicuramente aiutare i genitori e gli insegnanti a capire quando è davvero il caso di chiedere un consulto.

RIFERIMENTI

Kessler, R.C., Berglund, P., Demler, O., et al. (2005). Lifetime prevalence and age-of-onset distributions of DSM IV disorders in the national comorbidity survey replication. Arch Gen Psychiatry, 62: 593-602.

Meneghelli, A., Alpi, A., Cascio, M.T., Häfner, H., Maurer, K., Preti, A., Raballo, A., Cocchi, A., (2014). Versione Italiana della “Early Recognition Inventory for the retrospective assessment of the Onset of Schizophrenia Checklist”:affidabilità, validità e istruzioni per l’uso. Journal of Psychopathology, 20: 186-198.