Limonta, AUSL Piacenza: Sappiamo cosa bisognerebbe fare e le risorse andrebbero ridistribuite a favore della fascia di età 14-25. Carpiniello, Presidente della SIP: Servono più fondi per la Salute Mentale in Italia.

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Palazzo Gotico di Piacenza (tratta da www.comune.piacenza.it)

Il sesto congresso nazionale dell’Associazione Italiana per la Prevenzione e l’Intervento Precoce nella salute mentale – AIPP, tenutosi a Piacenza nelle elegantissime sale del palazzo Gotico tra il 14 e il 16 settembre, si è rivelato un importante evento sotto più punti di vista. Innanzitutto, per l’elevata qualità dei contributi scientifici presentati: ben più di 100 lavori (tra letture magistrali, interventi organizzati in simposi paralleli e poster) e il coinvolgimento,  di figure di spicco della ricerca e della psichiatria nazionale e internazionale, che hanno risposto all’invito della Presidente dell’AIPP, Anna Meneghelli, e del Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’AUSL di Piacenza, Giuliano Limonta, ai quali è spettato l’arduo compito di organizzare  un evento tanto ambizioso quanto carico di aspettative per le possibili implicazioni sulle politiche sanitarie nazionali.

Il congresso, intitolato “Esordio delle Gravità Psicopatologiche. Una sfida per i sistemi curanti”, aveva infatti l’obiettivo dichiarato, oltre a quello di fare il punto sulle più aggiornate strategie cliniche, di stimolare la discussione relativamente a una necessaria riorganizzazione dei servizi di salute mentale, alla luce delle evidenze che negli ultimi due decenni si sono accumulate nella letteratura scientifica. Tali dati identificano nella fascia di età 14-25 la fase di vita maggiormente a rischio per l’insorgenza e la cronicizzazione dei disturbi mentali: in effetti, secondo un importante studio di Kessler e colleghi (2007), confermato da indagini successive, più della metà dei disturbi mentali gravi insorgono durante l’adolescenza e i tre quarti prima dei 25 anni. Non si parla solo di disturbi psicotici, su cui storicamente si è concentrata l’attenzione dell’AIPP prima di estendere il suo interesse a praticamente tutte le patologie “gravi”, ma anche di disturbi d’ansia, dell’umore, di problemi legati alla disregolazione emotiva e all’abuso di sostanze. È noto, tuttavia, che i servizi di salute mentale italiani sono organizzati – come si è più volte ripetuto nel corso dell’evento – secondo la cesura dei 18 anni, età in cui è previsto, per legge, il passaggio dalla neuropsichiatria infantile (il servizio che si occupa delle problematiche mentali e neurologiche dell’età evolutiva) alla psichiatria “adulta”, fatto che determina una pericolosa discontinuità nelle cure proprio in una fase di vita altamente critica: “È come se in una catena, l’anello più debole venisse posto nel punto  di maggiore sollecitazione e questo non è accettabile per i nostri giovani”.  Secondo alcuni recenti dati della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica, solamente il 20% dei giovani pazienti in carico ai servizi dell’infanzia viene preso in carico dalla psichiatria: ciò è davvero sconfortante, tenuto conto che la statistica è calcolata al netto delle patologie del neurosviluppo più comuni, come le disabilità intellettive e i disturbi puramente neuropsicologici e indica una elevata soglia di dispersione, con un altissimo rischio di cronicizzazione di patologie non adeguatamente trattate.

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Una foto dell’intervista

L’evento non ha deluso le aspettative degli oltre 300 partecipanti tra medici psichiatri, psicologi e operatori nella salute mentale, perché è stato in tutta la sua durata terreno di una fertile discussione tra i più alti rappresentanti dei diversi servizi, finalizzata a elaborare delle alternative possibili a questa organizzazione molto poco funzionale, se non addirittura dannosa.

In particolare, durante l’ultima giornata dell’evento, si è tenuta una vivace intervista, guidata da Paolo Stagi, neuropsichiatra (AUSL Modena) con i più importanti esperti della salute mentale italiana, come Bernardo Carpiniello (Presidente della Società Italiana di Psichiatria), Mauro Percudani (Direttore del DSM presso l’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda Milano), il già citato Giuliano Limonta (Direttore DSM Piacenza) e Domenico Semisa (Direttore del DSM dell’ASL di Bari). Negli ultimi 15 anni molti sforzi sono stati fatti dal punto di vista dell’avvio di programmi innovativi per l’intervento precoce nei giovani; ciononostante, la sensazione è che ci sia ancora molto da realizzare per fornire continuità a tali iniziative e fare in modo che il sistema sanitario nazionale possa imparare da tali esperienze. Quali cambiamenti dunque? Come ha affermato Limonta: “Si sa che cosa andrebbe fatto, ormai gli studi scientifici ce lo indicano chiaramente… il modo in cui la mente disfunziona è indipendente dal compimento della maggiore età”. Tutti gli interlocutori si sono mostrati in perfetto accordo nell’investire in servizi a bassa soglia di accesso e alta capacità di aggancio, in grado di integrare le loro specificità in prese in carico innovative e scientificamente fondate, personalizzate e senza discontinuità nella cura. È il modo in cui tali pratiche andrebbero perseguite ad accendere il dibattito tra gli intervistati. Secondo il direttore del DSM dell’AUSL piacentina è necessario ridistribuire le risorse (umane ed economiche) a vantaggio degli adolescenti e giovani adulti (in effetti le linee guida della Regione Emilia Romagna propongono per la riorganizzazione dei Servizi di Salute Mentale della fascia 14-25 un’integrazione dei principali servizi – UU.OO. NPIA, Ser.T e CSM – in una equipe funzionale unica). Per il Direttore Percudani la ricetta è ripartire da solide basi, nel caso dell’area milanese, rappresentate dalla preziosa esperienza del Programma 2000, primo programma innovativo per l’intervento precoce delle psicosi in Italia, e valorizzare i servizi dedicati già in atto (bisogna citare, tra tutti gli altri, lo studio di Cocchi, Meneghelli e collaboratori del 2011, in cui si conferma  che intervenire precocemente produce, nel tempo, anche un consistente risparmio economico rispetto ai trattamenti standard; il Direttore Semisa punta su progetti innovativi a breve/medio termine (con finanziamenti limitati nel tempo), ma con un occhio rivolto alla realtà del privato sociale per abbattere i costi dei servizi; il presidente della SIP Carpiniello ritiene invece che una ridistribuzione dei fondi non sia sufficiente (“Il problema sono le risorse: si sta smantellando il sistema sanitario nazionale”), in quanto, a suo avviso, in Italia si investe ancora troppo poco per la Salute Mentale: in effetti, nelle varie regioni la spesa media non va oltre il 3% della spesa sanitaria complessiva e, quando va bene, come in Lombardia, arriva a poco meno del 5%.

Per concludere, con il VI Congresso dell’AIPP si è prodotto un deciso indirizzo verso i giovani e la prevenzione, con un mirato orientamento clinico e scientifico verso la ricerca di strategie di predizione sempre più efficaci e di crescente disponibilità di competenze terapeutiche evidence-based (per lo più riconducibili all’approccio cognitivo-comportamentale) e si è – finalmente – sancita una stretta e proficua collaborazione tra le società scientifiche e i sistemi di cura. Ci si attende, a questo punto, che la politica possa rispondere con scelte in linea con il percorso tracciato.

Andrea Mazzola